DOVE VIVONO GLI GNOMIi? Di Silvia Tavella
Dove vivono gli gnomi?
di Silvia Tavella
Alla domanda: dove vivono gli gnomi? Potremmo rispondere che vivono nella fantasia, ma non sarebbe la risposta giusta.
Gli gnomi vivono in montagna, lontani dal fragore della città e dalla frettolosa solitudine cittadina nella quale noi, “gente alta” (come loro ci definiscono), ci affanniamo. Loro invece camminano lentamente e, quando affrontano la fatica della salita, amano condividerla, viaggiando l’uno vicino all’altro.
A dimostrare l’inesattezza del credere comune, dal 7 al 26 agosto, presso la Casa Alpina di Ollomont in Valle d’Aosta, sarà allestita una mostra intitolata “Il cuore saggio della montagna – Gli gnomi di Genepio nella Valle di Ollomont”.
La curatrice Roberta Bianchetti, creatrice e massima esperta in gnomologia, si è già accordata con i suoi gnomi, che ora si stanno organizzando per intraprendere il cammino.
Gli gnomi di Genepio vivono sulle montagne della Valle d’Aosta e prediligono le valli più selvagge e meno turistiche. Sono creature schive ma socievoli e benevole, e prendono vita in piccoli racconti brevi, che parlano di loro e fanno da specchio al loro vasto mondo. Se anche noi ci avviciniamo con rispetto e ci soffermiamo a osservare il loro stile di vita, vedremo la bellezza che ci circonda e che spesso trascuriamo.
La montagna è la loro ispiratrice, perché è madre e custode del mondo. Gli gnomi, custodi di saggezza e di antiche memorie, vivono sulle vette aspre e nei boschi fitti dove la tecnologia dell’uomo spesso non arriva. Vivono con lentezza e si muovono tra pini cembri e sorgenti, mantenendo vivo il sapere di riti antichi, leggende, cure e rimedi dal potere magico.
Insomma, qui non stiamo parlando di gnomi da giardino porta fortuna, ma di gente saggia e umile al tempo stesso, rispettosa della natura e portatrice di cultura e memorie antichissime. Questo popolo, che prende vita dalle mani sapienti di Roberta Bianchetti e dalle sue bellissime storie, ha scelto di radunarsi in un posto del cuore: la valle di Ollomont.
Gli gnomi e la Casa Alpina di Ollomont
Ollomont è un piccolo comune in Valpelline, dove si rifugia solo chi ama veramente la montagna.
È un paese bellissimo, circondato da montagne mozzafiato, senza impianti di risalita. Le mucche al pascolo sono le vere padrone di casa e noi umani siamo loro ospiti.
In questo paesino c’è una casa alpina, che per moltissimi anni è stata una colonia dei Padri Barnabiti e dove generazioni di famiglie con bambini hanno trascorso le vacanze.
Ormai da tanto tempo la casa principale è chiusa. Invece la sua foresteria appartiene a due coraggiosi sognatori che da Genova si sono trasferiti a vivere a Ollomont: Simona Oliveti e Michele Rimassa.
Simona è una appassionata d’arte e Michele è un restauratore e falegname capace e raffinato.
Insieme hanno deciso di dare nuova vita a questa piccola, storica casa, e di farne un luogo capace di ospitare mostre d’arte e molto altro. Il restauro conservativo procede gradualmente, ma la casa è già piena di fascino così com’è.
Pian piano il sogno si realizza, e la foresteria si trasforma in una galleria d’arte, inconsueta e bellissima.
Quest’anno, oltre ad altri eventi, anche gli gnomi di Genepio, con tutto il loro incantevole bagaglio, saranno ospiti della Casa Alpina, dove daranno vita ad una mostra.
L’ambiente circostante è magnifico: alzando gli occhi si vedono il Grand Combin, il Mont Vélan e il Mont Gelé.
Ma soprattutto, salendo in quota, di fianco a una splendida cascata, c’è ad aspettarci la Conca di By, anfiteatro naturale ampio e bellissimo.
Lassù, tra rivoli d’acqua bianca e splendidi laghi alpini, a due passi dal confine con la Svizzera, vivono gli gnomi di Genepio e, so per certo, anche le fate.
Ma perché hanno scelto proprio questo luogo? Perché, a parte la bellezza della natura circostante, è ricco di storia e cultura.
Ad esempio è proprio quassù, a By, che si rifugiò Luigi Einaudi con la sua famiglia, negli anni in cui temeva per la sua vita. Nascosto in una vecchia casa, scrisse e si riposò, prima di attraversare a piedi il confine per la Svizzera attraverso il Col Fenêtre.
Molti anni dopo, nel cortile della stessa casa lassù in montagna, sotto le stelle, suo nipote diede un indimenticabile concerto di pianoforte.
Siccome questi gnomi non sono cialtroni, tra natura e arte stanno benissimo e saranno certamente felici di essere in mostra alla Casa Alpina di Ollomont.
Cosa mangiano gli gnomi?
Io non sapevo cosa mangiano gli gnomi e, per scoprirlo, ho dovuto affidarmi a loro e svolgere un viaggio fantastico tra erbe e fiori commestibili, bacche, formaggi e latte, castagne e miele. Gli gnomi mangiano cose buone e stanno volentieri in compagnia, bevono idromele, lamponi fermentati e liquori aromatici.
Cucinare con loro mi ha riportato indietro ai tempi di Paracelso, l’alchimista che diede loro questo nome: gnomi, da gnōmizō, che in greco significa “conosco”.
Gli gnomi infatti conoscono i misteri della natura e sanno tutto su animali e piante, hanno un olfatto formidabile e sono capaci di riconoscere da lontano muschi, erbe officinali e acqua di fonte.
Il cibo degli gnomi ricorda le loro origini. Zio Adar, ad esempio, è uno gnomo germanico di origini celtiche, scrive le sue ricette su un libricino assai prezioso, e sforna pretzel prelibati.
Tocco, invece, gnomo buongustaio, prepara favolose colazioni a base di pane arricchito con frutta secca e cannella, burro fresco e marmellata. Inoltre sforna torte morbide con spezie e frutti rossi, e prepara preziosi infusi di menta, rosa selvatica e gelsomino, addolciti con miele abbondante.
Con loro ho scoperto cibi semplici e sopraffini, come la minestra di patate e fave o polenta e brossa (una crema ottenuta dal siero del latte).
Alla fine di questo viaggio nel tempo in compagnia degli gnomi, mi è stato concesso il privilegio di cucinare con loro: così il 12 agosto alle 12,30, sul prato della casa alpina ad Ollomont ci sarà un picnic preparato da me.
In questa speciale occasione, gli invitati al picnic con le ricette scelte e approvate dagli gnomi siamo noi la “gente alta”.
È importante prenotare, e portare con sé un cestino, così da non produrre rifiuti: gli gnomi non lo fanno mai. Dopo il picnic, alla maniera degli gnomi che festeggiano con musica, potremo assistere ad uno spettacolo musico-teatrale di Roberta Bianchetti, Pascal Roveyaz e Gaetano Lo Presti.
Io non sapevo cosa mangiano gli gnomi e, per scoprirlo, ho dovuto affidarmi a loro e svolgere un viaggio fantastico tra erbe e fiori commestibili, bacche, formaggi e latte, castagne e miele. Gli gnomi mangiano cose buone e stanno volentieri in compagnia, bevono idromele, lamponi fermentati e liquori aromatici.
Cucinare con loro mi ha riportato indietro ai tempi di Paracelso, l’alchimista che diede loro questo nome: gnomi, da gnōmizō, che in greco significa “conosco”.
Gli gnomi infatti conoscono i misteri della natura e sanno tutto su animali e piante, hanno un olfatto formidabile e sono capaci di riconoscere da lontano muschi, erbe officinali e acqua di fonte.
Il cibo degli gnomi ricorda le loro origini. Zio Adar, ad esempio, è uno gnomo germanico di origini celtiche, scrive le sue ricette su un libricino assai prezioso, e sforna pretzel prelibati.
Tocco, invece, gnomo buongustaio, prepara favolose colazioni a base di pane arricchito con frutta secca e cannella, burro fresco e marmellata. Inoltre sforna torte morbide con spezie e frutti rossi, e prepara preziosi infusi di menta, rosa selvatica e gelsomino, addolciti con miele abbondante.
Con loro ho scoperto cibi semplici e sopraffini, come la minestra di patate e fave o polenta e brossa (una crema ottenuta dal siero del latte).
Alla fine di questo viaggio nel tempo in compagnia degli gnomi, mi è stato concesso il privilegio di cucinare con loro: così il 12 agosto alle 12,30, sul prato della casa alpina ad Ollomont ci sarà un picnic preparato da me.
In questa speciale occasione, gli invitati al picnic con le ricette scelte e approvate dagli gnomi siamo noi la “gente alta”.
È importante prenotare, e portare con sé un cestino, così da non produrre rifiuti: gli gnomi non lo fanno mai. Dopo il picnic, alla maniera degli gnomi che festeggiano con musica, potremo assistere ad uno spettacolo musico-teatrale di Roberta Bianchetti, Pascal Roveyaz e Gaetano Lo Presti.
La creatrice di gnomi: Roberta Bianchetti
La creatrice degli gnomi è Roberta Bianchetti, valdostana di nascita trapiantata in pianura.
Non è semplicemente una signora che confeziona gnomi, lei li crea: dal suo cuore prende vita il loro. I brevi racconti di montagna in cui si muovono i suoi gnomi sono l’ambiente in cui diventano reali, tridimensionali e materiali.
Sono unici, uno diverso dall’altro. Roberta impiega tempo con i suoi gnomi, punto dopo punto si creano fra le sue mani e spesso finiscono per essere molto diversi da come se li era immaginati.
Dietro a ognuno c’è molto studio: il nome è legato spesso a luoghi specifici della montagna, preferibilmente quelli lontani dal turismo di massa.
“Sono quei luoghi – scrive Roberta – che hanno ancora molto da insegnare, tradizioni da tramandare, in un tempo sospeso tra presente e passato”. Inoltre alcuni nomi riecheggiano suoni celtici, in onore dell’idioma gallico parlato dai Salassi, così come i loro pantaloni, spesso a righe o a quadretti come le brache dei Celti e dei Salassi.
Sono realizzati con materiali naturali, lana di pecora e di capra, canapa, cotone e legno del bosco. Punto dopo punto prendono forma, ognuno diverso dall’altro, acquistano tratti, colori e carattere: alti appena 30 cm, incarnano la loro storia.
“Se uno gnomo dovesse perdersi lungo un sentiero – dice Roberta – col tempo non lascerebbe traccia di sé, tornerebbe a vivere nella fantasia. Ma tutto ciò che lo compone non lascerebbe traccia, nemmeno un minuscolo pezzo di plastica.”
Questi gnomi raccontano tradizioni antichissime, come quella che riguarda la filatura della lana e della canapa, una delle attività femminili fondamentali nel mondo contadino di montagna.
Le prime tracce di filatura della lana in Italia risalgono infatti all’Età del Bronzo, soprattutto nell’Arco alpino.
Roberta Bianchetti quindi non cuce gnomi qualsiasi: ognuno di loro porta con sé la storia antica delle montagne, che Roberta ama e conosce nel profondo, le sue tradizioni, il cibo e il mistero.
Infine Roberta lavora anche su ordinazione. Mettiamo il caso che tu voglia regalare qualcosa di speciale ad una persona che ami tanto. Che tu voglia parlarle senza dire parole: a me è successo.
Roberta ha ascoltato con cura e attenzione tutte le informazioni che potevo darle sulla persona in questione e ha creato una storia e uno gnomo su misura, che ha viaggiato nella sua scatola di legno naturale fino a destinazione.
AIFB tiene in grande considerazione le tradizioni e la cultura dei diversi territori, perché il cibo, anche quello degli gnomi, racconta storie bellissime.
Per questo oggi, attraverso le mie parole, invita tutti a visitare la mostra “Il cuore antico della montagna – Gli gnomi di Genepio nella Valle di Ollomont”, ad assaggiare il cibo degli gnomi e ad assistere allo spettacolo teatrale.
Dal 7 al 26 agosto a Ollomont, e il 12 giornata speciale.
Cosa vuol dire vedere uno gnomo?
La creatrice degli gnomi è Roberta Bianchetti, valdostana di nascita trapiantata in pianura.
Non è semplicemente una signora che confeziona gnomi, lei li crea: dal suo cuore prende vita il loro. I brevi racconti di montagna in cui si muovono i suoi gnomi sono l’ambiente in cui diventano reali, tridimensionali e materiali.
Sono unici, uno diverso dall’altro. Roberta impiega tempo con i suoi gnomi, punto dopo punto si creano fra le sue mani e spesso finiscono per essere molto diversi da come se li era immaginati.
Dietro a ognuno c’è molto studio: il nome è legato spesso a luoghi specifici della montagna, preferibilmente quelli lontani dal turismo di massa.
“Sono quei luoghi – scrive Roberta – che hanno ancora molto da insegnare, tradizioni da tramandare, in un tempo sospeso tra presente e passato”. Inoltre alcuni nomi riecheggiano suoni celtici, in onore dell’idioma gallico parlato dai Salassi, così come i loro pantaloni, spesso a righe o a quadretti come le brache dei Celti e dei Salassi.
Sono realizzati con materiali naturali, lana di pecora e di capra, canapa, cotone e legno del bosco. Punto dopo punto prendono forma, ognuno diverso dall’altro, acquistano tratti, colori e carattere: alti appena 30 cm, incarnano la loro storia.
“Se uno gnomo dovesse perdersi lungo un sentiero – dice Roberta – col tempo non lascerebbe traccia di sé, tornerebbe a vivere nella fantasia. Ma tutto ciò che lo compone non lascerebbe traccia, nemmeno un minuscolo pezzo di plastica.”
Questi gnomi raccontano tradizioni antichissime, come quella che riguarda la filatura della lana e della canapa, una delle attività femminili fondamentali nel mondo contadino di montagna.
Le prime tracce di filatura della lana in Italia risalgono infatti all’Età del Bronzo, soprattutto nell’Arco alpino.
Roberta Bianchetti quindi non cuce gnomi qualsiasi: ognuno di loro porta con sé la storia antica delle montagne, che Roberta ama e conosce nel profondo, le sue tradizioni, il cibo e il mistero.
Infine Roberta lavora anche su ordinazione. Mettiamo il caso che tu voglia regalare qualcosa di speciale ad una persona che ami tanto. Che tu voglia parlarle senza dire parole: a me è successo.
Roberta ha ascoltato con cura e attenzione tutte le informazioni che potevo darle sulla persona in questione e ha creato una storia e uno gnomo su misura, che ha viaggiato nella sua scatola di legno naturale fino a destinazione.
AIFB tiene in grande considerazione le tradizioni e la cultura dei diversi territori, perché il cibo, anche quello degli gnomi, racconta storie bellissime.
Per questo oggi, attraverso le mie parole, invita tutti a visitare la mostra “Il cuore antico della montagna – Gli gnomi di Genepio nella Valle di Ollomont”, ad assaggiare il cibo degli gnomi e ad assistere allo spettacolo teatrale.
Dal 7 al 26 agosto a Ollomont, e il 12 giornata speciale.
Cosa vuol dire vedere uno gnomo?
(Continua...)
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