CARTOLINE - POSTCARDS- Il Cuore saggio della montagna
Il cuore saggio della montagna
Gli gnomi di Genepio nella Valle di Ollomont
Gli gnomi sono arrivati da pascoli, cime, boschi, praterie, rocce e ghiacci alpini. Un luogo che parla della loro saggezza e del cuore della montagna, quello nascosto ovunque si abbiano gli occhi per guardare. C'erano anche cari amici, quelli con cui è bello camminare insieme, che il sentiero sia piano o in salita…
Da dove nasce uno gnomo?
Dalla fantasia, sarebbe la risposta più semplice, ma molto più probabilmente gli gnomi hanno preso vita, identità e forma dalle pagine lette, dai paesaggi che passando dagli occhi si sono fermati nell’animo, dai colori, dai profumi, dai ricordi.
Quei ricordi che hanno bisogno di rimanere vivi, che tornano e cercano una forma, uno spazio, quel mondo che torna come una madeleine di Proust, quel mondo dove alla fantasia nulla era vietato. Dall’adorato poeta, Baudelaire, che indicava anche nel viaggio ideale, fantastico, una via di fuga dallo spleen odierno, chini sugli schermi di uno smartphone, rinchiusi con gli “scenari di pietra e di carne” che ci scivolano a fianco, nella moderna città dove “ogni uomo è straniero all’altro”, gli gnomi di montagna desiderano essere “viaggiatori l’uno accanto all’altro”.
La montagna è la grande ispiratrice, sia perché madre di ricordi, sapori e luoghi, sia perché per me rimane il custode del mondo, lassù dove spesso l’uomo tecnologico non arriva, dove rimane il sentore di quello che il mondo era, dove le rocce si fanno aspre ma ricche di racconti, sia perché rimane il rifugio ultimo quando il mondo da cenni di pazzia, quando noi umani, la gente alta, non sappiamo più riconoscere alcun limite e dimentichiamo ogni cosa. Allora entrano in scena gli gnomi, portatori di memoria, di riti antichi, di leggende assopite tra i cembri e le sorgenti, in attesa di essere ricordate e raccontate nuovamente in una sera senza televisione.
Gli gnomi custodi di lentezze e rimedi, gnomi che vanno al passo dei pensieri e di un tempo
che la frenesia moderna si è mangiato, gli gnomi che diventano piccoli genii dei luoghi dell’animo, angoli di un mondo verticale che invita alla salita e alla fatica per conquistare una pace fatta di silenzi così dolci da lenire l’animo quando si fa inquieto. Escono, creature sfuggenti e benevole, anche se schive e distanti dal rumoroso movimento indaffarato delle città moderne, da racconti brevi che parlano di loro, ma altrettanto parlano tra loro, facendo da specchio ad un loro mondo possibile da intuire se ci si ferma ad osservare il nostro stesso mondo che ci circonda.
Nascono e vivono prima tra le righe di brevi racconti di montagna, alla montagna stessa dedicati con cuore sincero e grato, poi diventano reali, acquistano la dimensione tridimensionale e materiale, esattamente come sono, alti poco più di 30 cm.
Così nascono gli gnomi di Genepio ed il calore della lana di pecora e capra e dei materiali naturali danno loro la forma, unica per ognuno di loro, poiché nessuno di loro ha un altro uguale, sono unici. Lana, feltro, legno, cotone, canapa e ciò che il bosco regala, non serve di più per fare uno gnomo, sono esserini modesti, magari cocciuti, ma sicuramente umili. Se doveste perdere
uno gnomo lungo un sentiero, col tempo non lascerebbe traccia di sé, tornerebbe a vivere nella fantasia ma tutto ciò che lo compone non lascerebbe traccia, nemmeno un minuscolo pezzetto di plastica...
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Anche la scatola in legno di pino dove viaggiano non lascerebbe traccia di sé se dimenticata in un angolo di mondo. Nemmeno quella di carta, tutto sommato.
La lana e la canapa permettono di raccontare una cultura materiale , una delle attività femminili fondamentali del mondo contadino e alpino, la filatura di lana ovina, una tecnica spesso ormai perduta. La filatura della lana è un’attività che trova meno riscontri in archeologia ed in letteratura rispetto alla lavorazione della fibra vegetale (cotone, lino, canapa, juta ecc.), forse per la maggior facilità conservativa e per l’aspetto simbolico-religioso, legato alla maggior purezza della fibra vegetale rispetto a quella ricavata dagli animali ma le analisi quantitative eseguite sulle faune restituite dai diversi siti preistorici, indicano durante l’Età del Bronzo, in Italia settentrionale, con una dislocazione dei capro-ovini soprattutto in area alpina e in area appenninica. La lana contiene idrogeno, ossigeno, zolfo e molti altri elementi. Un vero toccasana per il corpo. La strada della lana si snoda ripida nelle valli alpine (Coop. Les Tisserands in Vagrisenche) come sulle Ande (Malabrigos Dos Tierras” tra Uruguay e Perù), adagiata in paesaggi idilliaci, passa anche tra gli gnomi, peraltro abili filatori e tessitori. (Impedite che la corsa dei ricchi all’accaparramento possa continuare, ponete finea questo loro privilegio. Riscattate la gente dall’ozio rilanciando l’agricoltura e riformando il mercato della lana. Tommaso Moro, Utopia, I, pp. 31-32)
Simona Oliveti, Michele Rimassa, Roberta Bianchetti |
Gli gnomi sono fatti a mano perché, seppur molto longevi, ci mettono del tempo per venire al mondo, punto dopo punto, non si costruiscono, si creano mentre sono tra le mani... spesso finiscono con l’essere molto diversi da come doveva essere, ma fa tutto parte del gioco.
Alcuni di loro sono legati a dei luoghi specifici, a quella montagna che, forse un po’ lontana dal turismo di massa, ha ancora molto da insegnare, infinite storie da raccontare, genti e tradizioni da tramandare, in un tempo sospeso tra passato e presente, legami sottili che gli gnomi di Genepio vorrebbero tener stretti, riavvolgere e non strappare.
Nei nomi degli gnomi spesso si celano rimandi a luoghi delle valli alpine, paesi, sentieri, passaggi, colli, villaggi, alcuni dei quali non ci sono più, in altri riecheggiano suoni celtici, in onore del gallico parlato dai Salassi, (come i pantaloni degli gnomi in canapa o lana, decorati con motivi a quadretti o a righe rimandano alle brache dei Celti e dei Salassi), in altri ancora si mescolano i nomi dei fiori, delle piante e degli animali dell’arco alpino, senza dimenticare quelli leggendari.
Casa Alpina di Ollomont |
Rivivono le leggende (quelle della valle del Lys, del Monte Bianco allora Mont Maudit, di Gargantua, del castello di Graines, del Croquet, di Cordelia e molte altra ancora...), animano i passaggi leggendari carichi di storie ( Il Colle del G.S.Bernardo e del P.S. Bernardo, il Malata, il Col Fenetre, il Col du Mont...), incrociano i grandi abati valdostani del passato (Gorret, Petigat, Henry, Chanoux...), condividono cibi e tradizioni culinarie alpine (formaggi, brossa, segale, castagne, pane, noci...), non mangiano carne ma hanno un occhio di riguardo per le antiche coltivazioni locali che non hanno mai dimenticato e per i prodotti della montagna.
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